Difficile definire il Jazz, impossibile insegnarlo. Il Jazz è un linguaggio, si impara come i bambini imparano a parlare: ascoltando, imitando. Solo quando saranno appresi i rudimenti del parlare grezzo lo studio della grammatica aggrazierà il linguaggio e le “frasi musicali” avranno un senso compiuto.

Il Jazz è arrivato in Italia durante il secondo conflitto mondiale. I soldati portavano i loro dischi preferiti per sentire la loro casa più vicina, per distrarsi e rallegrarsi la sera. Come la storia ci ha insegnato, nei secoli, la guerra è anche un rimescolamemnto di culture. Così il Jazz arrivò in Europa patria della musica classica, così arrivò in Italia, Asti… I vinili costavano molto e solo le persone benestanti potevano permetterseli offrendo agli amici la possibilità di ascoltarli. Un ascolto attento, meticoloso: la mano riportava la puntina all’inizio del solco e poi si taceva: si udiva solo il grammofono cantare, suonare i grandi classici americani.

Non meno di Milano e Roma, Asti è capoluogo del Jazz italiano: Paolo Conte, Gianni Basso, Alberto Mandarini… sono vere e proprie stelle, maestri in questo linguaggio musicale.

Il progetto Asti swing nasce dalla volontà di conservare, riproporre e diffondere la cultura jazz astigiana a musicisti ed ascoltatori appassionati.

Un pensiero particolare va al nostro caro amico Giorgio Rasero che ha frequentato con entusiasmo ogni incontro contribuendo a formare un gruppo solido e sempre partecipe.